Salute Mentale Materna: Normalizzare la Richiesta di Aiuto (e perché è cruciale farlo)
La maternità è un viaggio unico, complesso, e personale, che molto spesso devia dall’immagine dorata di “beatitudine”, molto spesso fomentata socialmente. Questa visione parziale della maternità, come qualcosa di automatico, istintivo e piacevole a prescindere dalla fatica quotidiana crea molta difficoltà, in quanto frena le persone dal chiedere aiuto quando sperimentano un disagio interno, legato al proprio ruolo di genitore, o interpersonale (nella relazione con * propr* bambin*). Molto spesso infatti, il semplice atto di chiedere un sostegno è spesso visto dalla società come un segno di debolezza, alimentando ancora di più stigma e isolamento. Ma cosa succederebbe se invece rendessimo normale il cercare supporto, senza però banalizzarlo? Come psicologa e psicoterapeuta che accompagna i genitori, ho molto ponderato la decisione di creare questo progetto digitale “Benessere Perinatale”: voglio comunicare più da vicino, uscendo dal mio studio privato (dove mi trovo peraltro benissimo! 🙂 ) per dare il mio contributo per una nuova cultura della genitorialità, ma sperando di non banalizzare e semplificare la salute mentale.
Parlare di psicologia perinatale, salute mentale materna in modo semplice e alla portata di tutti senza risultare superficiali o banali è infatti una sfida.
Recentemente, ad esempio, una campagna pubblicitaria ha acceso il dibattito sulla percezione dei servizi psicologici. Una nota piattaforma di psicoterapia online ha offerto due sedute gratuite con l’acquisto di un detergente intimo. Un’iniziativa che, seppur nata (spero io!) con buone intenzioni, rischia di banalizzare l’accesso ai servizi psicologici, ridotti a mero “regalo promozionale”.
Il sostegno psicologico e la psicoterapia non sono un bene di consumo, ma percorsi specialistici. Svilirli in questo modo non solo perpetua una comprensione superficiale, ma rischia di erodere la fiducia che le persone ripongono negli stessi.
Leggendo i commenti sui social relativi a questa pubblicità, emerge una triste verità: molti ancora non capiscono il valore dell’apporto della psicologia al benessere personale. Frasi come “la psicologia non è una scienza” o “chiedere aiuto ci rende deboli” dimostrano quanto stigma e disinformazione siano radicati.
Questo pregiudizio si amplifica in ambito perinatale, dove esistono molti miti: la maternità deve essere “naturale”, la mamma deve essere sempre felice, mai stanca, mai fragile. E se non rispetti queste aspettative, significa che hai qualcosa che non va.
Come possiamo quindi promuovere una cultura del benessere mentale, soprattutto in un mondo digitale che oscilla tra marketing aggressivo (che ti svende un servizio) e ignoranza diffusa (che lo rifiuta)?
Diventare genitori è un cambiamento epocale. Può essere meraviglioso, certo, ma è anche fonte di stress, dubbi e insicurezze. Promuovere la salute mentale perinatale riguarda spezzare quel tabù per cui la maternità (e più in generale la genitorialità) sia qualcosa di automatico e ponderare anche la possibilità di affrontare questa transizione con un supporto adeguato, tabù per cui non si chiede aiuto per paura di essere giudicati o, peggio, di sembrare incapaci.
Chiedere aiuto non è infatti una sconfitta; è un atto di coraggio. È un passo verso la costruzione di una genitorialità più consapevole e meno soffocata dal peso delle aspettative irrealistiche.
Uno degli aspetti fondamentali dei servizi psicologici è la loro natura relazionale. A differenza di un prodotto, la terapia si basa su una relazione collaborativa:
In ambito perinatale significa lavorare fianco a fianco per aiutare le mamme e i papà a migliorare la loro relazione con i figli, migliorare il loro modo di vedersi come genitori, o a lavorare su patologie come ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, solo per citarne alcune.
Questo approccio collaborativo ed empatico rende la persona (o la famiglia) protagonista: ha da partecipare attivamente nel processo.
Una delle sfide più grandi per chi lavora in ambito psicologico perinatale è a mio avviso quella di fare prevenzione. Spesso ci si rivolge a uno psicologo quando il problema è già esploso: una relazione in crisi, una depressione postpartum radicata, un burn-out genitoriale. Ma cosa succederebbe se intervenissimo prima?
Prevenire significa aiutare i genitori a gestire lo stress e le aspettative prima che si trasformino in problemi insormontabili. Significa costruire un ambiente sicuro in cui madri e padri possano esprimere i propri dubbi senza paura di essere giudicati. E soprattutto, significa insegnare che prendersi cura della propria salute mentale è tanto importante quanto prendersi cura del proprio corpo. Nessuno non si sognerebbe mai di non mettere il gesso ad un braccio rotto, se ne avesse bisogno!
Immagina un mondo in cui:
Questo futuro è possibile, ma richiede uno sforzo collettivo. Significa educare alla consapevolezza, abbattere pregiudizi e creare spazi sicuri in cui il parlare di salute mentale non sia un tabù. Io sto facendo la mia parte, per questo ho creato questo spazio digitale di promozione della salute mentale materna, sperando veramente di trovare gli strumenti giusti per comunicare con le mamme e i papà in modo scientifico, ma allo stesso tempo caldo e accogliente.
Se anche tu sogni un mondo in cui il benessere perinatale sia una realtà accessibile e priva di stigma, il primo passo è semplice: parla, condividi, e chiedi aiuto quando ne hai bisogno. La genitorialità è una responsabilità immensa, ma non deve essere un peso insostenibile.
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11/27/2024
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